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Il Parlamento europeo vota regole più severe per i “conflict minerals” ma apre al Trilogo.

Il 20 maggio 2015, il Parlamento in seduta plenaria ha votato la Proposta di regolamento della Commissione che dovrebbe istituire un sistema europeo di certificazione (due diligence) per gli importatori responsabili di stagno, tungsteno, tantalio, dei loro minerali e di oro, originari di zone di conflitto e ad alto rischio.

Per quanto riguarda gli importatori dell’UE di stagno, tantalio, tungsteno e oro utilizzati per la produzione di beni al consumo, il Parlamento, con 402 voti favorevoli, 118 contrari e 171 astensioni ha approvato l’obbligo di certificazione da parte UE per garantire che non alimentino conflitti e violazioni dei diritti umani nelle zone di guerra.

Quanto alle  imprese dell’UE che utilizzano stagno, tungsteno, tantalio e oro nella fabbricazione di prodotti di consumo, gli eurodeputati hanno approvato, con 400 voti a 285, e 7 astensioni, un emendamento alla proposta della Commissione europea che introduce la tracciabilità obbligatoria per queste imprese. Queste ultime dovranno rendere note tutte le misure prese per identificare e risolvere i rischi connessi alla loro catena di approvvigionamento. A livello comunitario risulterebbero potenzialmente interessate oltre 880.000 aziende.

Inoltre, poiché le fonderie di metallo e le raffinerie d’oro rappresentano l’ultimo livello della catena dove è possibile concretamente verificare l’origine del minerale, gli eurodeputati propongono che queste siano sottoposte a un audit obbligatorio, svolto da soggetti terzi e indipendenti, per controllare se vengono applicate le regole del “dovere di diligenza”.

I membri del Parlamento chiedono anche alla Commissione di concedere un supporto finanziario, attraverso il programma COSME dell’UE (Programma dell’UE per la competitività delle grandi e piccole-medie imprese), alle micro e piccole-medie imprese che desiderano ottenere la certificazione.

In merito all’efficacia del regolamento, il Parlamento insiste anche su un più stretto monitoraggio dell’attuazione dello stesso, con una revisione due anni dopo la sua applicazione e successivamente ogni tre anni (c.d. clausola di revisione rinforzata), anziché dopo tre e sei anni rispettivamente, come proposto dalla Commissione.

Con riferimento all’ambito geografico, il progetto di legge approvato si estende a tutte le “aree affette da conflitto e ad alto rischio” come quelle in uno stato di conflitto armato, con violenza diffusa, caratterizzate da “violazioni diffuse e sistematiche dei diritti umani” (la Repubblica Democratica del Congo e la regione dei Grandi Laghi sono gli esempi più evidenti), senza tuttavia stilare una lista determinata.

Tuttavia il Parlamento, con 343 voti favorevoli, 331 contrari e 9 astensioni, ha deciso di non chiudere la posizione in prima lettura e di avviare dei colloqui informali con gli Stati membri dell’UE. Solo dopo che i 28 Paesi avranno trovato un accordo su un testo condiviso si aprirà il negoziato con il Parlamento europeo.

Per maggiori approfondimento è possibile consultare il sito del Parlamento europeo.