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Bruxelles ammonisce l’Italia

La Commissione europea ha inviato all'Italia una formale lettera di messa in mora per contestare alcune violazioni del diritto UE contenute nel Codice appalti

Il tema della possibile violazione delle norme UE da parte del Codice Appalti era già stato trattato in occasione dell’esposto, inviato da Assistal ed Ance, attraverso il quale veniva segnalato il mancato coordinamento tra la disciplina del subappalto, prevista nel Codice, e quella contenuta nelle Direttive europee del 2014.
In quell’occasione la Commissione europea aveva chiesto chiarimenti al Governo italiano, individuando il decreto Correttivo come l’occasione da sfruttare per uniformare le due discipline.

In mancanza di un intervento – da parte del Legislatore – che rispondesse alle richieste della Commissione, quest’ultima ha optato per l’invio di una formale lettera di messa in mora all’Italia, a mezzo della quale vengono concessi due mesi per rispondere alle argomentazioni ivi contenute ed eventualmente motivare le scelte difformi operate in sede di recepimento.

Ancora coperti da riserbo i contenuti della lettera, tra le discipline nel mirino dell’Unione vi sarà di certo quella del Subappalto ma, dalle notizie circolate nelle ultime ore, sembra che la messa in mora riguardi anche alcune tematiche relative ai motivi di esclusione ed altri aspetti legati alla disciplina delle concessioni.

In attesa di notizie più certe, si segnala che la formale messa in mora da parte della commissione europea rappresenta il primo passo del lungo iter previsto dalla procedura d’infrazione.
La procedura di infrazione prevede tre fasi fondamentali: la prima – come detto – è la formale messa in mora da parte dell’UE cui dovrà seguire una risposta dettagliata con cui il Paese, destinatario dell’esposto, dovrà giustificare le scelte relative alle obiezioni sollevate; la seconda prevede l’invio di un parere motivato (nel caso in cui la Commissione reputi che il paese sia venuto meno ai propri obblighi a norma del diritto dell’UE) con il quale viene chiesto formalmente di uniformarsi alla normativa europea.
Nel caso in cui il Paese continui a non adempiere alle richieste dell’Unione, la Commissione europea potrà chiedere alla Corte di Giustizia di imporre sanzioni nei confronti del Paese inadempiente