Il progetto di alternanza Scuola Lavoro del MIUR
Tra gli elementi di maggior rilevanza per le imprese all’interno de “La Buona Scuola”, la messa a sistema dell’alternanza per Istituti Tecnici, Istituti Professionali e Licei. Nei primi con la previsione di 400 ore in azienda, nei licei di 200 ore. La proposta, che sarà presentata in forma di DDL contiene criticità che sono allo studio del Ministero: il reperimento dei fondi (in assenza dei quali, l’ ASL difficilmente potrà essere messa a sistema); la modalità di ripartizione delle ore tra scuola e azienda; il coinvolgimento delle aziende; la copertura assicurativa, il sistema di valutazione.
I primi sono necessari per mettere a disposizione delle scuole finanziamenti a copertura di: premi INAIL (correlati al tipo di stage); gestione amministrativa (redazione dei progetti da parte della scuola e attività legate al collocamento in azienda dello studente tenendo conto delle caratteristiche dell’azienda e del giovane), formazione sulla sicurezza; ore in più di insegnanti e docenti dedicati ai progetti di ASL svincolati dall’orario di cattedra. Sono allo studio dei finanziamenti per le scuole in funzione di risultati acquisiti sul progetto di ASL, sulla capacità di coinvolgimento delle aziende, sui risultati in termini di competenze acquisite degli studenti.
Per quanto concerne la ripartizione dell’orario scuola / azienda, sono ipotizzabili da un lato delle resistenze di parte della classe docente più orientata al rispetto del programma (non valuta positivamente la riduzione dell’orario da dedicare alle lezioni tradizionali) e dall’altro delle difficoltà nel coinvolgimento delle aziende. Questo potrebbe essere “obbligatorio” (in Svizzera ad esempio lo è in funzione del fatturato dell’azienda), totale (interesserà tutte le aziende di tutti i settori) e con criteri di partecipazione codificati (ad esempio identificando un tutor aziendale dedicato).
L’alternanza (che da una stima grossolana dovrebbe coinvolgere circa un milione di ragazzi delle 4^ e 5^ superiori) dovrebbe divenire obbligatoria già con il prossimo anno scolastico.
Dal lato azienda le difficoltà sono legate all’accoglimento degli studenti soprattutto se per periodi brevi di tempo. La presenza in azienda dei giovani per periodi più lunghi rispetto a quelli proposti potrebbe generare un valore e, il “costo” dell’iniziativa per le imprese, potrebbe essere ripagato con forme di sgravio fiscale. Viceversa, se il tempo in azienda è di poche ore (e tale è considerato il periodo di 400 ore), per l’azienda attivare le procedure necessarie all’accoglimento (ad esempio tutor, forme assicurative, codifiche di presenza in azienda) diventa un costo importante che difficilmente sarebbe ripagato da forme di incentivazione.
Fermo quanto sopra, le motivazioni che dovrebbero guidare la collaborazione delle aziende in progetti di ASL appaiono pertanto non essere molto forti e legate soprattutto alla “responsabilità sociale”. Motivazioni potrebbero essere costituite anche dalla possibilità di anticipare un percorso di formazione (a costi contenuti) che dovrebbe essere intrapreso in ogni caso dall’azienda che si rivolge ad un neodiplomato; dal miglioramento delle capacità di trasferire conoscenza all’interno dell’azienda da parte di un tutor che affianca un giovane in ASL (utile anche in casi di ricollocamento, ristrutturazione aziendale); dalla possibilità (anche se non a breve termine) di cercare risorse umane in un ambiente ricco di professionalità.
Ciò non toglie che l’ASL consuma risorse delle aziende e se questo può avere un peso minore per le grandi, per le PMI di cui il nostro Paese è ricco, il problema appare essere maggiore.