Impronta ambientale di prodotto (PEF): pubblicata Raccomandazione 2021/2279/UE
La Commissione promuove l’uso della metodologia PEF nelle politiche di misurazione e comunicazione delle prestazioni ambientali di prodotti e organizzazioni
Nella Gazzetta europea del 30 dicembre u.s. è stata pubblicata la Raccomandazione della Commissione 2021/2279/UE “sull’uso dei metodi dell’impronta ambientale per misurare e comunicare le prestazioni ambientali del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni”. La raccomandazione, che abroga la precedente Raccomandazione 2013/179/UE, è destinata agli Stati membri e alle organizzazioni pubbliche e private che misurano o intendono misurare le prestazioni ambientali del ciclo di vita dei propri prodotti o della propria organizzazione e/o comunicano o intendono comunicare le informazioni relative alle prestazioni ambientali del ciclo di vita ai portatori di interessi privati, pubblici o della società civile nell’UE.
La Commissione UE ha infatti proposto, ormai da anni, il ricorso alle metodologie condivise per calcolare l’impronta ambientale dei prodotti e delle organizzazioni, nonché le etichette che ne certificano l’attendibilità e che rappresentano un’efficace opportunità di competitività imprenditoriale per comunicare al mercato il proprio impegno e l’eccellenza delle proprie prestazioni ambientali. Il ricorso alle suddette metodologie è peraltro già previsto nel contesto delle politiche e della legislazione dell’UE sulla tassonomia verde, oltre che nelle Iniziative sulle batterie sostenibili e sull’impegno per il consumo verde. Peraltro anche il Piano di azione per l’economia circolare prevede che “La Commissione proporrà anche alle aziende di comprovare le proprie asserzioni ambientali utilizzando i metodi dell’impronta ambientale del prodotto e dell’organizzazione“.
Il «metodo dell’impronta ambientale di prodotto» (PEF – Product Environmental Footprint) è definito nel provvedimento come un metodo generale, previsto dall’allegato I della raccomandazione, per misurare e comunicare il potenziale impatto che un prodotto ha sull’ambiente durante il suo ciclo di vita, mentre le «prestazioni ambientali del ciclo di vita» consistono in una misurazione quantificata delle potenziali prestazioni ambientali che tiene conto di tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto o dell’organizzazione, dal punto di vista della catena di approvvigionamento. Nel documento vengono inoltre ricordate e definite le cosiddette «regole di categoria relative all’impronta ambientale di prodotto» (PEFCR – Product Environmental Footprint Category Rules), ovvero regole specifiche di una categoria di prodotti, basate sul ciclo di vita, che completano gli orientamenti metodologici generali per gli studi PEF fornendo ulteriori specifiche a livello di una data categoria di prodotti. È infatti possibile anche il confronto delle prestazioni ambientali tra prodotti simili e aziende attive in settori simili, tuttavia, la comparabilità risulta possibile solo se i risultati si basano sulle stesse regole di categoria dell’impronta ambientale del prodotto o del settore (OEFSR – Organisation Environmental Footprint Sector Rules).
Per lo sviluppo e l’affinamento della metodologia PEFCR è stata condotta una apposita fase pilota (2013-2018) sfociata nella redazione di 19 PEFCR e 2 OEFSR, che ha visto il coinvolgimento di oltre 300 aziende e 2.000 stakeholders in diversi campi di attività, inclusi alimenti e mangimi, apparecchiature informatiche, batterie e detergenti, che sono risultati fondamentali per rafforzare alcuni approcci metodologici ed acquisire una quantità molto consistente di conoscenze da diversi esperti e settori coinvolti. Alla luce degli sviluppi tecnici della fase pilota, in particolare con l’elaborazione di norme settoriali e di categoria, la raccomandazione auspica di facilitare le imprese nel calcolo delle proprie prestazioni ambientali sulla base di informazioni affidabili, verificabili e comparabili, nonché facilitare l’accesso e la comprensione di tali informazioni da parte di altri soggetti (es. amministrazioni pubbliche, ONG, partner commerciali). La raccomandazione mira inoltre favorire lo sviluppo di una banca dati comunitaria delle impronte ambientali.
Come infatti sottolineato dal Commissario UE per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius “Le metodologie dell’impronta ambientale dell’UE sono il modo più affidabile, comparabile e verificabile fino ad oggi per conoscere la reale impronta ambientale di un prodotto o di un’organizzazione Gli europei sono sempre più consapevoli della propria impronta ambientale e molti desiderano fare scelte rispettose dell’ambiente nella loro vita quotidiana. Questi metodi contribuiranno a migliorare le prestazioni ambientali e a realizzare un’economia veramente pulita e circolare”.