3 dicembre 2013 – ANIE Confindustria: il decreto di modifica al sistema di qualificazione degli appalti va sospeso
Il decreto mette a rischio specializzazione ed eccellenza tecnologica delle imprese
L’elevata specializzazione e l’eccellenza tecnologica delle imprese del nostro Paese è seriamente a rischio. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n. 280) lo scorso 29 novembre del Decreto del Presidente della Repubblica che va ad incidere sul Regolamento (DPR 207/2010) di attuazione del Codice degli Appalti si “stravolge” il sistema di qualificazione negli appalti a tutto danno delle imprese specializzate e altamente tecnologiche – oltre 1.200 le impresse aderenti ad ANIE Confindustria – imprese che investono ogni anno in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.
“La ricaduta sulle imprese ANIE del D.P.R appena pubblicato, che peraltro recepisce solo formalmente, ma non sostanzialmente, il parere del Consiglio di Stato (n. 3014 ) dello scorso giugno – afferma Claudio Andrea Gemme, Presidente di ANIE Confindustria – è dirompente e va immediatamente sospeso”.
“Il sistema di qualificazione dei lavori pubblici, così come delineato dal Codice dei Contratti pubblici e dal Regolamento, infatti, non è stato messo in discussione “nei suoi principi fondanti” dal parere del Consiglio di Stato – afferma il Presidente Gemme – Non è stata messa in discussione la distinzione, corretta e opportuna, tra categorie “a qualificazione non obbligatoria” e categorie “a qualificazione obbligatoria”. E neppure la distinzione – prosegue Gemme – tra categorie a qualificazione obbligatoria e categorie “super specialistiche”.
“E’ inaccettabile quindi che il provvedimento si limiti a cancellare delle norme con la conseguenza di paralizzare il mercato delle opere pubbliche e di stravolgerne gli equilibri del sistema prevedendo di fatto che tutte le opere specialistiche (tra cui si annoverano, tra le altre, la realizzazione di impianti tecnologici quali elettrici, ascensori, sistemi antintrusione, illuminazione, trazione elettrica, segnalamento ferroviario ecc) non debbano più obbligatoriamente essere eseguite da imprese con adeguata qualificazione SOA ma potranno essere eseguite direttamente dall’impresa generale, qualificata solo per la categoria prevalente dell’appalto. Così come è inaccettabile che non venga riconosciuto il valore delle categorie “super-specialistica” per le quali si richiedeva l’obbligo di costituire una ATI con l’impresa qualificata. È una situazione ovviamente gravissima, che minaccia non solo la salute del nostro comparto e le nostre quasi 1.200 aziende, ma che ha ricadute gravissime sul Sistema Paese e su tutte le imprese ad elevata specializzazione tecnologica. Per non parlare della qualità degli interventi, che inevitabilmente verrà meno”.
“Il settore elettronico ed elettrotecnico, già prostrato dalla crisi in corso, deve essere preservato come eccellenza dell’industria ‘made in Italy’ – conclude il Presidente di ANIE Confindustria – Occorre quindi rivedere il sistema di qualificazione trovando un punto di equilibrio tra l’esigenza di valorizzare le competenze delle imprese specialistiche e gli interessi delle imprese generali ad eseguire direttamente alcune lavorazioni complementari per la realizzazione del loro intervento. Va mantenuta la distinzione tra categorie “a qualificazione obbligatoria” e categorie “a qualificazione non obbligatoria” e definiti i criteri per individuare le categorie super specialistiche, rivedendo l’Allegato A secondo parametri di serietà, competenza e innovazione tecnologica. Confidiamo quindi in un intervento tempestivo che riporti equilibrio e stabilità.”
ANIE Confindustria, con quasi 1200 aziende associate e circa 425.000 occupati, rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 63 miliardi di euro (di cui 29 miliardi di esportazioni). Le aziende aderenti ad ANIE Confindustria investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.
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