ANIE Rinnovabili e Assorinnovabili al Premier Renzi: non fermi la green economy
I primi testi dell’articolo 26 del decreto spalmaincentivi con le percentuali di rimodulazione delle tariffe dal 1 gennaio 2015 che emergono dalle stanze delle Commissioni Industria e Ambiente del Senato ci lasciano senza parole. Ci appelliamo al premier Renzi: ripristini la certezza del diritto e la credibilità del Paese
Milano, 23 luglio 2014 – I primi testi dell’articolo 26 del decreto spalmaincentivi con le percentuali di rimodulazione delle tariffe dal 1 gennaio 2015 che emergono dalle stanze delle Commissioni Industria e Ambiente del Senato ci lasciano senza parole. Se possibile, si sta producendo un provvedimento che è ancora peggiore rispetto a quanto era stato finora ipotizzato.
Ribadiamo con forza che gli interventi retroattivi sulle tariffe incentivanti dell’elettricità prodotta da impianti fotovoltaici non solo sono gravemente dannosi per l’economia del settore e di tutto il Paese, ma rappresentano un grave vulnus del sistema democratico perché di fatto rendono carta straccia degli accordi già sottoscritti tra lo Stato e le sue imprese.
Il Governo ha ignorato tutte le proposte alternative che erano state avanzate da Confindustria, AssoRinnovabili e ANIE rinnovabili, decidendo unilateralmente di affossare il settore delle energie rinnovabili, proprio in un momento storico e politico in cui il rischio energetico è quanto mai elevato.
Come può un Governo fare campagna elettorale dicendo a tutti che la green economy è uno strumento di sviluppo e poi calpestare un mondo intero fatto di imprese, dipendenti e continui sviluppi? Speriamo che nel futuro il Paese sappia fare delle scelte e che finalmente si riesca a trovare un Presidente che oltre agli slogan guardi anche alla sostanza dei problemi: l’Italia ne ha bisogno! Ci appelliamo al presidente Renzi, che in campagna elettorale aveva parlato della green economy come “strumento essenziale per far ripartire il Paese”. La pensa ancora così?
Chiediamo che l’articolo venga stralciato e che si attivi da subito un tavolo tecnico che ripristini la certezza del diritto nazionale e internazionale e la credibilità del Paese nei confronti degli investitori italiani e stranieri.