Gli ITS – Istituti Tecnici Superiori
Gli istituti Tecnici Superiori erogano corsi professionalizzanti di durata biennale (4 semestri) in risposta a fabbisogni concreti di figure professionali definite a livello ministeriale e considerate strategiche per il Paese, connotate da un forte legame con il territorio. I corsi sono a numero chiuso e l’elemento dirimente per la scelta dei partecipanti spesso è la motivazione piuttosto che le competenze di base. La componente di tirocinio obbligatorio presso l’azienda è pari almeno al 30% (600 ore) del monte ore complessivo (2.000 ore. La peculiarità dell’approccio è quindi quello “dell’imparare facendo” e la vicinanza con il mondo del lavoro è sancita oltre dall’ASL anche dalla presenza di tecnici aziendali in qualità di docenti, da lezioni centrate su case history, da visite in azienda. Almeno il 50% dei docenti non appartengono al mondo dell’istruzione (formatori, tecnici d’azienda).
I risultati sin qui raggiunti dagli ITS in termini di occupabilità sono lusinghieri. Circa l’80% dei ragazzi trova impiego.
Difficoltà di costituzione e gestione nonché accesso ai finanziamenti pubblici sono i temi più problematici oggi identificabili. Gli ITS nascono infatti all’interno di Fondazioni a cui devono partecipare obbligatoriamente almeno una scuola, un istituto di formazione professionale, un ente di ricerca, un’impresa. Per la costituzione è necessario partecipare ad un bando regionale con promessa di costituzione e, successivamente una volta approvato l’ITS, procedere alla costituzione vera e propria. Relativamente ai finanziamenti questi dovrebbero (ma non lo sono) essere costanti e stabili nel tempo e necessariamente legati agli ITS che hanno conseguito risultati e sono attivi su più corsi. Al superamento di tali difficoltà il Ministero sta lavorando per adottare modelli istituzionali più flessibili rispetto alla Fondazione, nuove modalità di finanziamento, l’integrazione con i PTP di settore.