Chip, perché non ce ne sono più? Le ragioni della crisi (e gli effetti su di noi)
“L’ultimo segnale di una crisi senza precedenti arriva inevitabilmente da Taiwan dove la «caccia al tesoro» dei microchip sta diventando sempre più difficile e cara. Il colosso dei chip Tsmc, leader mondiale, ha appena pianificato di aumentare i prezzi fra il 10% ed il 20% tra fine 2021 ed inizio 2022, vista la domanda in crescita e l’offerta in picchiata.”
“Potremmo definire il 2021 come l’anno della guerra dei chip. A Taiwan si concentrano le fonderie che producono conto-terzi i microprocessori disegnati altrove. Una crisi globale amplificata dal progresso tecnologico trainato dal 5G che si serve di chip per i nuovi apparati di telecomunicazioni. Il vizio originario, raccontano gli addetti ai lavori, sta tutto nell’anno Covid 2020 in cui le proiezioni di vendite da parte delle case automobilistiche a marzo scorso erano più prudenziali rispetto a ciò che poi si è effettivamente verificato sul mercato. Ciò ha finito per spostare i volumi e la domanda di semiconduttori, che storicamente incide sull’auto soltanto per il 10% dei volumi globali. I produttori usano la formula del «just in time». Si rinegozia costantemente col fornitore il contratto in modo da avere sempre il «magazzino» a zero per ridurre al minimo i costi di logistica. Si tratta da diversi mesi di riallocare l’offerta di chip anche perché per costruire, nel mentre, nuovi impianti di semiconduttori, la cui durata però impone anche 12- 18 mesi.”
Fonte: corriere.it