CONGIUNTURA FLASH CSC – PIL fermo, nonostante inflazione bassa, maggiore fiducia e investimenti in crescita
PIL fermo, nonostante inflazione bassa, maggiore fiducia e investimenti in crescita
Pubblicata la Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria di novembre 2025.
PIL italiano fermo. Sui mercati esteri restano i due potenti freni creati da dazi USA e dollaro debole, che impattano sull’export italiano e che unitamente all’incertezza hanno bloccato la dinamica del PIL nel terzo trimestre. Per il quarto, positivi la risalita della fiducia, legata a un’incertezza più attenuata, il rientro del prezzo del petrolio e la crescita degli investimenti stimolata dal PNRR. Industria debole, meglio i servizi.
Prezzo del petrolio. La flessione del prezzo del petrolio (64 dollari al barile a novembre), pari alla media 2019, guida al ribasso i prezzi al consumo dei carburanti in Italia (-1,4% tendenziale in ottobre, -2,7% la benzina). Anche il prezzo del gas è in lieve calo (31 euro/MWh), ma rimane molto al di sopra dei valori registrati prima del 2022. Come risultato netto, l’inflazione totale è moderata (+1,2%).
Prosegue il taglio dei tassi USA. Nell’Eurozona, non sono previsti altri tagli dei tassi BCE, fermi a 2,00% da giugno, e il costo del credito si va stabilizzando (in Italia, 3,38% per le imprese a settembre). Negli USA, invece, la FED ha tagliato in ottobre al 4,00%, seconda mossa consecutiva, e un altro taglio è atteso tra dicembre e gennaio. Il dollaro, guidato più dalle prospettive dell’economia USA che dai tassi, ha recuperato un poco sull’euro: 1,155 a novembre, da un picco di 1,174 a settembre.
Investimenti in crescita nel 2° semestre. Gli indicatori confermano la fase positiva degli investimenti in impianti e macchinari: a ottobre aumenta ulteriormente la fiducia delle imprese produttrici di beni strumentali (89,2 punti), sia per le attese sugli ordini, che nei giudizi sulla produzione. Dopo il calo nei mesi estivi, migliora la fiducia delle imprese di costruzioni: i giudizi meno negativi sugli ordini compensano la flessione delle attese sui piani di costruzione nei prossimi mesi.
Industria: rimane debole. Dopo il crollo in agosto, la produzione industriale recupera a settembre (+2,8%), come suggeriva l’indagine CSC e come confermato da RTT. Tuttavia, la variazione della produzione nel terzo trimestre resta negativa (-0,5%). In ottobre, la fiducia delle imprese risale, grazie a ordini meno sfavorevoli e migliori attese, e il PMI raggiunge quasi la soglia neutrale (49,9 da 49,0).
Export in lieve recupero. Gli scambi italiani di beni sono risaliti a settembre: +2,6% l’export (dopo -2,5% in agosto), trainati dal mercato USA, specie nel farmaceutico e negli altri mezzi di trasporto. Il recupero è diffuso anche in altri mercati di destinazione (Francia, Spagna, Polonia, Giappone, India, paesi OPEC). Le prospettive, però, restano negative, secondo gli ordini manifatturieri esteri in ottobre. Pesano la debolezza della domanda europea e i nuovi dazi USA sui veicoli medi e pesanti dal 1° novembre.
Eurozona: crescita fragile. A settembre, la produzione industriale ha registrato aumenti differenziati nei principali paesi (si veda il Focus). Nei servizi, il PMI è positivo in Germania oltre che in Spagna, ma è debole in Francia. Nell’Area, in aggregato, migliorano la fiducia e le aspettative sull’occupazione.
USA: deboli la manifattura e i consumi. In attesa di valutare gli effetti economici del più lungo shutdown della storia americana (42 giorni), il PMI composito a ottobre è migliorato, su livelli espansivi (54,6). La manifattura, invece, presenta un quadro di debolezza: l’ISM e il PMI di Chicago si confermano recessivi, come vari indicatori territoriali della FED. Il basso numero di posti di lavoro creati nel 3° trimestre sembra aver influenzato negativamente la fiducia dei consumatori, che è in calo.
Cina: frenata dell’industria. Il manifatturiero cinese segna un’espansione debole, con il PMI di ottobre a 50,6 (da 51,2), che trova conferma nella produzione in frenata (+4,9% da +6,5%). L’export si è ridotto dell’1,1% su base annua, per il forte calo delle vendite verso gli USA (-25,2%), non compensato da altri mercati (UE +0,9% e Asia +11,0%). Nell’immediato, l’intesa Cina-USA per ammorbidire le restrizioni commerciali potrebbe non avere effetti significativi sull’export, per via del frontloading precedente.
Per approfondimenti si rimanda alla Congiuntura Flash di novembre 2025