Costruzioni 2026: finiti i bonus, inizia la vera sfida

23 Dicembre 2025

Presentato il 39° Rapporto congiunturale e previsionale del mercato delle costruzioni del Cresme, che illustra gli scenari 2026.

Presentato il 39° Rapporto congiunturale e previsionale del mercato delle costruzioni del Cresme, che illustra gli scenari 2026.

Il settore delle costruzioni in Italia sta attraversando una fase di cambiamento importante. Dopo anni sostenuti da incentivi come il Superbonus e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il mercato si prepara a funzionare senza questi forti aiuti pubblici. Il 2025 si chiude con un leggero calo dei numeri, ma non si tratta di una crisi vera e propria: secondo il Cresme, il comparto resta solido e il 2026 potrebbe addirittura portare segnali positivi.

A sostenere il mercato sono soprattutto le opere pubbliche, l’edilizia privata che continua a muoversi anche senza bonus e la ripresa dei mutui per l’acquisto delle abitazioni. Tuttavia, la fine del PNRR nel 2026 rappresenta un punto critico: una grande quantità di risorse europee, che finora ha alimentato il settore, verrà meno e i fondi alternativi non saranno sufficienti a colmare del tutto questo vuoto.

Un’incognita rilevante riguarda i Comuni, che negli ultimi anni hanno aumentato molto la spesa per opere pubbliche proprio grazie al PNRR. Senza queste risorse, c’è il rischio di tornare a una fase di forte rallentamento degli investimenti locali. Allo stesso tempo, il mercato delle nuove abitazioni resta debole: si costruiscono sempre meno case, soprattutto nei grandi centri urbani, a causa dei costi elevati dei materiali, dei redditi stagnanti delle famiglie, delle difficoltà di accesso al credito e dei lunghi tempi burocratici. Questo contribuisce a una crescente tensione abitativa, con poche case in affitto e un forte disagio per le famiglie più fragili.

La fine del Superbonus ha già mostrato effetti evidenti, con un crollo degli investimenti nella riqualificazione edilizia. Nonostante ciò, il settore dimostra una certa capacità di resistenza, anche se la fase di transizione è complessa e ancora difficile da interpretare. Guardando al futuro, il Cresme è chiaro: senza incentivi straordinari, la competitività del settore dipenderà dalla capacità di aumentare la produttività, investire in innovazione tecnologica, puntare sulla digitalizzazione e sulla rigenerazione urbana, e rafforzare le collaborazioni tra pubblico e privato. Inizia quindi una nuova stagione in cui non conteranno più i bonus, ma la qualità e l’efficienza delle imprese.