Elettrodomestici: nuove tendenze nei primi 5 mesi del 2017 e connettività
Il 18-Luglio-2017Boom di estrattori di succo (+54%) e macchinette per il caffè porzionato (+13%). Crescono anche gli spazzolini elettrici (+30%) e gli styling per la barba (+11%). Parola d'ordine: connettività. Il 18% delle lavabiancheria è connesso.
Milano, 19 luglio 2017 – Cambiano le abitudini e i nuovi elettrodomestici aiutano ad andare incontro al cambiamento che le nuove tendenze stanno dettando. E’ quanto emerge dai dati di settore presentati da Confindustria Ceced Italia – associazione aderente a ANIE Confindustria che rappresenta l’industria tecnologia italiana più innovativa – che raccoglie le industrie di apparecchi domestici e professionali in Italia.
“Il settore degli elettrodomestici è un comparto strategico della Casa delle tecnologie ANIE. Non solo per peso specifico (28%, di cui 21% apparecchi domestici e 7% apparecchi professionali e ristorazione collettiva), ma anche per tutto ciò che rappresenta in termini di innovazione ed evoluzione perché le sfide presenti e future del settore sono emblematiche di tutto il grande comparto manifatturiero dell’elettrotecnica e dell’elettronica” ha commentato Giuliano Busetto, Presidente di ANIE. “È un settore che ha fatto la storia dell’industria nazionale. Molti brand sono stati per anni il simbolo dell’italianità e, entrando nelle case e nella quotidianità degli italiani, hanno mostrato il volto “buono e bello” della tecnologia, integrando funzionalità e design”.
Nei primi cinque mesi del 2017 l’acquisto degli estrattori di succo cresce di ben 54% (Fonte GFK) e le macchinette per il caffè porzionato del 13% (Fonte GFK) a conferma di un nuovo cambio di abitudini nell’affrontare la colazione che oggi diventa più smart e piacevolmente consumata all’interno della propria abitazione. Grande l’attenzione anche per la cura personale: la vendita degli spazzolini elettrici cresce del +30% (Fonte GFK) e gli styling da barba dell’11%. Italiani, inoltre, primi utilizzatori di aspirapolvere in Europa.
Anche la connetività diventa un elemento sempre più ricercato. In Italia nel primo semestre 2017, il 18,3% (dato GfK) delle lavabiancheria vendute è connesso: “Si tratta dei modelli più performanti e a maggior valore aggiunto, che sono diventati la caratteristica qualitativa del made in Italy, riposizionato sul medio-alto di gamma e non più produttore di volumi, anche se la promozionalità non aiuta a riconoscere compiutamente questo valore” ha commentato Manuela Soffientini, Presidente di CECED Italia.
La connettività rientra nel nuovo paradigma della smartness, che significa l’uso più razionale e consapevole delle risorse energetiche a partire dagli elettrodomestici in uso in ogni famiglia fino alla smart grid, cioè la rete elettrica “intelligente” passando per l’edificio e la città smart.
I produttori di elettrodomestici stanno operando verso la facilità d’uso e l’interoperabilità universale della connettività per consolidare la nuova cultura di consumi sostenibili con i relativi vantaggi ecologici ed economici. La connettività, infine, è uno strumento che può contribuire al successo dell’economia circolare, scenario culturale, regolatorio, operativo, che sarà la sintesi del futuro del settore degli apparecchi domestici e professionali e della società sostenibile.
Secondo i dati dello studio, l’Italia ha registrato un fatturato manifatturiero di € 8,611 miliardi. Si conferma il posizionamento dopo la Germania (€ 13,98 miliardi), ma largamente davanti a Polonia, terza con € 4,79 miliardi, staccando nettamente Francia (€ 3,85 miliardi), Spagna (€ 2,61 miliardi), Gran Bretagna (€ 2,13 miliardi).
Per i posti di lavoro diretti nell’industria degli elettrodomestici, l’Italia con 36.000 addetti si conferma seconda dietro la Germania (49.000) e largamente davanti alla Polonia (25.000). In percentuale sul numero totale degli addetti nell’industria manifatturiera, i produttori di elettrodomestici in Italia sono i primi in Europa, sostanzialmente alla pari con i polacchi allo 0,20%.
Per gli investimenti in innovazione, l’Italia è saldamente al secondo posto con € 259 milioni nel 2015, dietro la Germania (€ 418 milioni) e con la Polonia distante terza con € 144 milioni. Tutti gli altri Paesi UE non raggiungono investimenti a tre cifre.
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