ENEA pubblica il rapporto sul parco immobiliare italiano

28 Agosto 2024

ENEA ha pubblicato il rapporto “La consistenza del parco immobiliare nazionale” che fornisce una fotografia degli edifici residenziali e non residenziali in Italia, delle zone climatiche in cui si trovano, della loro superficie complessiva e delle loro prestazioni energetiche.

Conoscere questo dettaglio rispetto al parco immobiliare italiano è di primaria importanza al fine di applicare correttamente le  direttive europee  sull’efficienza energetica 2023/1791 (EED, Energy Efficiency Directive) e sulla prestazione energetica nell’edilizia 2024/1275 (EPBD, Energy Performance of Buildings Directive), nota come “Direttiva Case Green”.

Secondo quanto previsto dalla Direttiva EED, ciascuno Stato membro deve garantire che almeno il 3% della superficie coperta utile totale (superiore a 250 mq) degli edifici riscaldati e/o raffrescati di proprietà dei suoi enti pubblici sia ristrutturato ogni anno, per trasformarli in edifici a emissioni zero o quasi zero.

Secondo invece quanto previsto dalla Direttiva EPBD e in relazione agli edifici residenziali, gli Stati membri devono stabilire una roadmap per la progressiva ristrutturazione del parco edilizio, intesa come una diminuzione del consumo medio di energia primaria in kWh/mq anno dell’intero parco immobiliare tra il 2020 e il 2050.

I singoli Paesi devono quindi individuare il numero di edifici e unità immobiliari o superfici da ristrutturare ogni anno, in particolare gli edifici con le peggiori prestazioni.

Gli Stati membri garantiscono che, a partire dal 2020, il consumo medio di energia primaria in kWh/mq anno del parco immobiliare residenziale:

  • diminuisca di almeno il 16% entro il 2030
  • diminuisca di almeno il 20-22% entro il 2035

Sono previste deroghe solo per edifici protetti o vincolati, luoghi di culto e fabbricati temporanei.

Oltre metà dei 12,4 milioni di edifici è stato costruito prima del 1977. Il 74,1% degli immobili ricade nelle classi energetiche meno efficienti (E, F e G), mentre solo l’8,1% rientra in una classe superiore alla B (A1-A4), anche se gli immobili certificati nelle classi da A1 ad A4 sono in aumento (11%).

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