Gli edifici meno efficienti scendono sotto la soglia del 50%
In Italia il numero di immobili nelle classi F e G è inferiore alla metà dell'intero parco edilizio italiano.
ENEA, in collaborazione con CTI – Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente – pubblica il V Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici che offre una fotografia degli Attestati di Prestazione Energetica (APE).
Dalle analisi emerge che, per la prima volta, nel 2023, il numero complessivo di edifici nelle classi energetiche meno efficienti (F e G) è sceso sotto il 50% del patrimonio edilizio. Nel corso del 2023 sono stati registrati sul Sistema informativo sugli Attestati di prestazione energetica (Siape) circa 1,1 milioni di attestati, di cui la quota più consistente è stata emessa in Lombardia (21,7%), Piemonte (9,2%), Veneto (8,7%), Emilia-Romagna (8,5%) e Lazio (8,3%).
L’andamento dei certificati emessi nel 2023 mostra come il settore non residenziale presenti una percentuale di APE certificati nelle classi energetiche migliori (A4-B) inferiore rispetto al residenziale (15,1% contro 20,5%), con una maggiore presenza di casi nelle classi energetiche intermedie C-E (44% contro 32%). Entrambi i settori hanno avuto un incremento della percentuale di APE nelle classi energetiche più efficienti, rispetto al campione 2022.
Nel residenziale il rapporto evidenzia un incremento di circa il 6% delle classi energetiche più efficienti (A4-B) rispetto al 2022.
Un’ulteriore tendenza positiva è la crescita della percentuale di APE emessi dopo riqualificazioni energetiche e “ristrutturazioni importanti”, rispettivamente il 7,9% e il 6,4% (+2,3% e +2,4% nel confronto con il 2022). Dove per ristrutturazione importante si intende un intervento il cui costo complessivo supera il 25% del valore dell’edificio (escluso il valore del terreno sul quale è situato) oppure quando la ristrutturazione riguarda più del 25% della superficie dell’involucro.
Con l’entrata in vigore della direttiva EPBD (direttiva “Case Green”), gli Stati membri devono stabilire una roadmap per la progressiva ristrutturazione degli edifici, espressa in diminuzione del consumo medio di energia primaria in kWh/mq/anno dell’intero parco immobiliare tra il 2020 e il 2050.
I singoli Paesi devono individuare il numero di edifici e unità immobiliari o superfici da ristrutturare annualmente, compreso il numero di edifici con le peggiori prestazioni, garantendo che, in raffronto al 2020, il consumo medio di energia primaria del parco immobiliare residenziale:
• diminuisca di almeno il 16% entro il 2030
• diminuisca di almeno il 20-22% entro il 2035
• sia equivalente o inferiore al valore determinato nel piano nazionale per la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni
Sono previste deroghe per edifici protetti o vincolati, luoghi di culto, fabbricati temporanei.
Entro il 29 maggio 2026, data di entrata in vigore della direttiva, ciascuno Stato membro deve stabilire la propria traiettoria per il settore residenziale, con obiettivi intermedi al 2030 e 2040, che consenta il raggiungimento dell’obiettivo finale: arrivare ad avere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.
Almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria dovrà derivare dalla ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori.
Il Report presenta anche focus sul percorso di perfezionamento dei Catasti Energetici Unici regionali (CEU), in funzione del possibile sviluppo del Catasto Unico Nazionale, del Portale nazionale per la Prestazione Energetica degli Edifici (PnPE2) e delle altre applicazioni informatiche predisposte da ENEA.