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I dati della Banca d’Italia sul mercato delle abitazioni in Italia nel 2° trimestre 2020

L’epidemia ha inciso sulle caratteristiche degli alloggi più richiesti e sulle motivazioni per l’acquisto.

Pubblicato il sondaggio congiunturale della Banca d’Italia sul mercato delle abitazioni in Italia nel 2° trimestre 2020. L’indagine è stata condotta presso 1.403 agenti immobiliari.

A seguito dell’epidemia di Covid-19 è cresciuta la domanda di unità abitative indipendenti, di ampie dimensioni e con disponibilità di spazi esterni ma molti agenti ritengono che l’epidemia avrà effetti negativi sui prezzi delle abitazioni. Rispetto ai mesi precedenti l’epidemia, lievemente diminuita l’incidenza di potenziali acquirenti intenzionati all’acquisto della prima casa o di un immobile ai fini di investimento. Salita invece la quota di coloro che vorrebbero cambiare casa.

Aumenta la quota di operatori che segnalano una diminuzione dei prezzi di vendita nel secondo trimestre (36% contro un 34% nella precedente rilevazione) ma la maggioranza ne indica invece una sostanziale stabilità (60,2%).

La percentuale di agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione è scesa ancora, portandosi al 69,9% (valore più basso dal 2015). La quota si è ridotta in tutte le aree del paese, tranne nel Nord-Est, specialmente fuori dalle grandi città. La quota di operatori che riportano una crescita del numero di potenziali acquirenti è risalita al 25,2%, mentre quella che ne segnala una flessione è scesa al 42,2. I giudizi sulla domanda migliorano soprattutto nelle aree non urbane e in particolare in quelle del Nord-Ovest, particolarmente colpite dalla crisi pandemica.

Il saldo fra la percentuale di agenzie che segnalano un aumento di nuovi incarichi e la quota di quelle che ne indicano una flessione è risalito a -19,7% (da un -48,6% nella precedente indagine), riportandosi su valori vicini a quelli di metà 2019. Il saldo fra le quote di agenti che segnalano un incremento e una diminuzione degli incarichi da evadere alla fine del trimestre è pari al -6,5% (da un -15,2% rilevato in precedenza).

Le cause prevalenti di cessazione dell’incarico restano le offerte di acquisto ritenute troppo basse dal venditore e la mancanza di proposte di acquisto, a causa di prezzi giudicati troppo elevati dai compratori. Contenuta la quota di coloro che segnalano difficoltà nel reperimento del mutuo.

Le valutazioni sull’evoluzione del mercato immobiliare nazionale, per il terzo trimestre, sono divenute meno sfavorevoli: il saldo si è portato a -19% rispetto al -44,8% stimato in precedenza. Per il 46% degli agenti l’epidemia di Covid-19 influenzerà negativamente la domanda di abitazioni, mentre il 32,3% prospettano un impatto positivo. È rimasta ampiamente prevalente la quota di operatori che prevedono riflessi negativi sui prezzi di vendita (59,9%). La maggior parte prefigura che tali effetti si protrarranno oltre l’anno. Rispetto alla precedente rilevazione, è salita al 46,3%  la a quota di operatori che si aspetta un impatto positivo dell’epidemia sull’offerta di abitazioni, mentre per il 26,3% gli effetti saranno negativi.