La strategia tariffaria di Trump sui semiconduttori
La strategia tariffaria introdotta nel 2025 dall’amministrazione Trump rappresenta un cambiamento significativo per l’industria statunitense dei semiconduttori.
Il nuovo regime mira a ristrutturare le catene di approvvigionamento globali e a rafforzare la produzione nazionale, imponendo dazi crescenti sulle importazioni da aziende prive di stabilimenti produttivi negli Stati Uniti. A partire da aprile 2025, è stata applicata una tariffa del 10% a tutti i paesi, con aliquote più elevate per partner con deficit commerciale. Inizialmente esclusi, i semiconduttori sono stati successivamente inseriti in un piano tariffario più ampio, con imposte potenzialmente fino al 100%. In questo contesto, le aziende che hanno investito nella produzione sul territorio statunitense possono beneficiare di esenzioni, mentre le realtà meno integrate nel mercato USA affrontano maggiori criticità.
Il quadro normativo resta incerto: una sentenza federale ha dichiarato illegittime molte delle tariffe, ma queste restano in vigore in attesa di revisione. Tuttavia, l’orientamento politico a favore del ritorno della produzione sul territorio nazionale lascia intendere che la direzione della politica industriale non subirà inversioni a breve termine.
In un mercato che potrebbe raggiungere i 697 miliardi di dollari nel 2025, trainato dall’intelligenza artificiale e dall’espansione dei data center, le aziende più allineate alla strategia statunitense risultano meglio posizionate per cogliere le opportunità di crescita.
Rimangono, però, rischi legati alla frammentazione delle catene di fornitura e alla possibile reazione dei partner commerciali, che potrebbero introdurre dazi ritorsivi e influenzare l’equilibrio competitivo globale.
Fonte: AInvest