L’auto elettrica rischia di rimanere a corto di litio, cobalto e nichel
Le principali case automobilistiche si sono garantite meno di un quinto dei metalli essenziali per elettrificare i veicoli.
Secondo un’analisi di Transport & Environment (TE), organizzazione indipendente specializzata nelle analisi sulla mobilità sostenibile, non tutti i costruttori di auto elettriche hanno un piano strategico per gestire le criticità legate alla scarsa disponibilità di litio, cobalto e nichel, essendosi assicurate meno di un quinto (il 16% circa) dei tre metalli di cui avranno bisogno al 2030 per le batterie dei veicoli elettrici. Questo quanto emerge dal documento intitolato “Pedal to the metal”, basato su dati e documenti ufficiali dei costruttori.
Secondo TE, solo sei marchi hanno contratti di fornitura a lungo termine per ciascuno dei tre metalli o pianificano di modificare la ricetta chimica delle batterie, per porre fine alla loro dipendenza. Solo il 14% della prevista domanda di litio al 2030 è coperto dai contratti di fornitura siglati (12 in totale quelle esaminate da TE), oltre al 17% della domanda di nichel e al 10% di quella di cobalto. Considerando che il 10-20% della richiesta di metalli viene soddisfatta ricorrendo al mercato spot, è possibile comprendere quanto sia limitata la quota di approvvigionamento assicurata da contratti di lungo periodo.
Diversi marchi puntano a sviluppare batterie che richiedono minori quantità di materie prime, grazie all’innovazione tecnologica, alle soluzioni di recupero-riciclo e alla sostituzione di alcuni materiali con altri cambiando la composizione chimica delle batterie. I produttori tedeschi sono ai primi tre posti quanto alle pratiche responsabili nella catena di fornitura (tracciabilità delle materie prime, processi industriali a basse emissioni di CO2 e tutela dei diritti umani).