L’economia italiana torna alla bassa crescita?
Il 03-Novembre-2023Presentato il Rapporto di Previsione d'autunno del Centro Studi Confindustria. Dopo il pericoloso giro sulle montagne russe degli ultimi 3 anni l’economia italiana è nuovamente in rallentamento.
Lo scorso 28 ottobre è stato presentato il Rapporto di Previsione del Centro Studi Confindustria dal quale è emerso che l’economia italiana, così come quella europea, ha subito nuovamente un rallentamento nella crescita. Inflazione e tassi alti i motivi principali del progressivo indebolimento. Un ruolo ha avuto, in Italia, anche il progressivo esaurirsi della spinta dovuta al recupero post-pandemia: una volta raggiunti di nuovo i livelli di spesa cui si era dovuto rinunciare, i tassi di crescita dei consumi sono andati diminuendo nel 2023, su ritmi pari a circa un quarto di quelli del 2022.
Il Pil avanza di appena il +0,7% nel 2023 sulla base delle attese, variazione già interamente acquisita a metà anno. Si stima invece che nel 2024, l’andamento sarà ancor più negativo con una stima del +0,5% (dal +1,2% stimato a marzo). Si tratta di una bassa crescita trainata quasi interamente dai consumi delle famiglie. Il CSC ha ribadito quanto gli investimenti siano in preoccupante calo, essendo venuta meno la spinta sia del comparto delle costruzioni sia degli investimenti industriali.
A soffrire anche il commercio estero che risulta molto debole, con una battuta d’arresto delle esportazioni nel 2023 (+0,8%) ed una accelerazione graduale nel 2024 (+2,3%). Il contributo alla crescita del PIL che proviene dall’export risulta pertanto nullo nel 2023, tornando a essere appena positivo nel prossimo anno. Per il biennio di previsione gli scambi con l’estero non sono da stimolo per la crescita economica, così come si è registrato negli ultimi anni.
Nuovi rischi, infine, anche da energia e materie prime, in particolare con riferimento alle quotazioni del petrolio nuovamente in crescita a partire dai mesi estivi.
Con riferimento all’industria, i dati disponibili sul terzo trimestre del corrente anno mostrano la debolezza diffusa, ulteriormente aggravata dall’inasprimento dei vincoli finanziari. La produzione industriale registra un andamento in calo soprattutto per i settori energivori come carta, chimica, metalli non metalliferi e metallurgia, e quelli che rientrano nella filiera delle costruzioni come legno e prodotti in metallo. Emerge, al contrario, una maggiore dinamicità per i comparti ad alta tecnologia come la farmaceutica e i comparti dell’elettrotecnica e dell’elettronica.
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