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Presentato il 6° Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato dell’Installazione degli Impianti negli Edifici in Italia.

CRESME presenta i numeri del settore post pandemia e le previsioni per gli scenari della ripresa.

CRESME ha presentato in streaming, in occasione di una tavola rotonda organizzata da MCE, il 6° Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato dell’Installazione degli Impianti negli Edifici in Italia (2020-2023). Il Rapporto illustra uno scenario duramente colpito dalla pandemia di Covid-19, che ha inciso profondamente sia a livello nazionale che internazionale. Sul piano internazionale, il mercato delle costruzioni ha registrato una caduta del 4,7%, quasi doppia rispetto a quella registrata nel 2009 a seguito della crisi economica. Si attende in ogni caso un “rimbalzo” nel corso del prossimo anno, che però non compenserà le perdite. Per tornare a crescere occorrerà aspettare il 2022.

Dopo cinque anni di crescita ininterrotta, che aveva permesso di recuperare, nel 2019, i valori del 2008, il 2020 segna per il mercato degli impianti in Europa una brusca battuta d’arresto, con un valore della produzione che si attesta sui 401 miliardi di euro complessivi: una caduta dell’8,3%, anche in questo caso più che doppia rispetto a quella del 2009. La crisi non colpisce tutti nello stesso modo. In evidenza la caduta della Francia, che passa da 47,9 a 40,8 miliardi, mentre l’Italia si conferma il secondo mercato impiantistico europeo, con una produzione pari a 54,6 miliardi di euro (-2,9 miliardi rispetto al 2019). Al primo posto, stabilmente, la Germania, che perde 3 miliardi di euro rispetto all’anno scorso. Anche l’export registra una frenata generalizzata: -6,8% in Germania, -6,3% in Italia e -7,6% in Francia.

Il mercato italiano degli impianti di climatizzazione ambientale (termici e di raffrescamento), dovrebbe chiudersi nel 2020 con un -7,3%. La caduta incide maggiormente sul mercato delle nuove costruzioni, in calo dal 2007.

CRESME stima che il 2020 si chiuda in negativo sia per gli investimenti in nuove costruzioni (-6,7%) sia per quelli in rinnovo (-9,6%). Il Superbonus 110% ha infatti per il momento rallentato ulteriormente i lavori in attesa dei chiarimenti sul funzionamento delle detrazioni fiscali. Per valutare quindi l’effetto dell’incentivo fiscale bisognerà aspettare il 2021. Si stima un valore potenziale di 1000 miliardi di euro. Se il Superbonus sarà rinnovato anche nel 2022, il prossimo biennio segnerà una crescita importante: +7,2% stimato negli investimenti in nuove costruzioni nel 2021 e +8,3% per gli investimenti di rinnovo, che diventerebbero rispettivamente +4,2% e +12% nel 2022.