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Rapporto SWG e GEDI sul rapporto degli italiani con la casa e l’apertura a soluzioni intelligenti

Un intervistato su due si dice pronto a trasformare la casa in una smart home, con un maggiore entusiasmo tra i più giovani, i più digitalizzati e i ceti medio alti.

Pandemia e lockdown hanno impattato sul modo di vivere la propria casa e di utilizzare la tecnologia. La correlazione tra i due aspetti e come questa abbia modificato l’approccio alla smart home, sono gli elementi sui cui si è concentrato il sondaggio CAWI, condotto da SWG in collaborazione con GEDI.

Dal rapporto emerge che un intervistato su due ha modificato il suo rapporto con la casa: i più giovani e chi vive da solo si sentono intrappolati, mentre i più adulti hanno riscoperto il piacere di vivere la propria abitazione. Sono diventate molto più importanti la comodità e l’organizzazione degli spazi: tra gli under 35 sono fondamentali le dotazioni e la funzionalità degli ambienti, mentre per i più adulti rivestono un ruolo centrale l’accoglienza e la bellezza degli spazi domestici. Per quanto riguarda l’utilizzo di questi ultimi, la casa resta il luogo in cui rilassarsi e stare in famiglia, ma tra i più giovani (fascia di età 18 – 34 anni) deve essere adeguata anche allo svago, al lavoro e all’allenamento.

Il rinnovato rapporto con lo spazio domestico fa guardare con ottimismo agli sviluppi della smart home, in linea con i dati rilasciati in primavera dal rapporto Internet of things nelle Case Italiane, in cui si stima la possibilità di raddoppiare il giro d’affari entro il 2023.

Relativamente agli aspetti tecnologici del rapporto, due intervistati su cinque escono hanno sviluppato un maggiore interesse verso l’hi-tech, condizione particolarmente favorevole alla diffusione delle tecnologie della smart home. L’interesse verso IoT, domotica e robotica è aumentato per il 39% del campione ed è diminuito solo per meno del 3%. Diffusa la convinzione che la smart home avrà un impatto positivo sulla qualità della vita (73% del campione).

L’entusiasmo è al primo posto (33%) soprattutto tra coloro che hanno elevate competenze digitali, seguito da un senso di tranquillità (27%), cui fa da contraltare un 17% di ansiosi, principalmente tra coloro che hanno scarse competenze digitali.

Le ragioni che spingono verso soluzioni smart per la casa sono molte:

  • aumentare la sicurezza e ridurre i consumi per chi vive da solo e gli over 55;
  • diminuire il tempo da dedicare alle mansioni domestiche quotidiane per i più giovani e i nuclei famigliari più numerosi
  • controllare la propria abitazione, anche da remoto, con conseguente possibilità di monitorare i consumi e avere un controllo h24 (35% del campione)

Un intervistato su due si dice pronto a trasformare la casa in una smart home, con un maggiore entusiasmo tra i più giovani, i più digitalizzati e i ceti medio alti. E’ soprattutto la comodità (54%) ad attrarre gli entusiasti, seguita dalla possibilità di risparmiare tempo (36%) e dalla convinzione di rendere la casa più sostenibile (24%).

Il 46% che non si dice interessato, lo motiva citando una visione consumistica e superflua (per il 34%), i costi (31%) e i timori per la privacy (26%).

Per attuare transizione verso la smart home, i più giovani e digitalizzati si rivolgerebbero ai negozi di elettronica e ai grandi siti di e-commerce, meno ai big player dell’energia, delle telecomunicazioni e della finanza.