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Energy Security Strategy: la Commissione Commercio del PE punta l’accento sugli accordi energetici.

Il 19 marzo 2015 si è riunita la Commissione commercio internazionale (INTA) del Parlamento europeo, competente per parere per il Dossier sull’Energy Security Strategy, la cui competenza per merito spetta alla Commissione Ricerca (ITRE), per esaminare gli 83 emendamenti presentati al Progetto di parere del relatore H. Scholz (Gruppo Confederale sin. Unitaria europea).

Gli emendamenti al Progetto di parere vogliono promuovere una strategia energetica di lungo termine, attraverso una politica commerciale internazionale che punti all’efficienza, all’interconnessione e alle fonti rinnovabili di energia.

In particolar modo, deve essere prevista, nei futuri accordi commerciali: (i) l’eliminazione graduale dei sussidi destinati alle fonti energetiche a carbonio, per promuovere contestualmente la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, attraverso fonti energetiche meno convenzionali come le rinnovabili e (ii) il contestuale potenziamento delle infrastrutture di stoccaggio e trasmissione, ein particolare un incentivo alle interconnessioni delle reti dell’energia in Europa.

Per quanto riguarda le rinnovabili, è stato evidenziato come esse costituiscano una strategia più utile per il superamento del problema della sicurezza energetica, rispetto alla sola diversificazione dei canali di approvvigionamento del gas al fine di realizzare il completamento del mercato interno dell’energia e l’indipendenza da alcuni Paesi fornitori In merito allo sviluppo di infrastrutture nel settore, è stato messo in luce come il FEIS (Fondo strutturale per gli investimenti europei) e il Programma CEF (Connecting Europe FAcility) costituiscano strumenti imprescindibili per tale fine, con un importante effetto leva sui finanziamenti pubblici e per attirare capitali d’investimento nell’UE.

Inoltre, così come per il TTIP (Transatlantic Trade Investment Partnership), la maggior parte dei relatori ombra del Dossier ha chiesto che nei futuri accordi commerciali, trattati con la procedura legislativa ordinaria (i) sia previsto un capitolo ad hoc sull’energia per il raggiungimento degli obiettivi della strategia energetica europea, (ii) siano sviluppati standard comuni con i Paesi terzi per una produzione energetica sostenibile, in particolare attraverso una maggiore promozione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, (iii) siano inseriti appositi strumenti di difesa commerciale (TDI) per evitare situazioni di dumping e (iv) siano definiti standard di qualità per i prodotti energetici (come l’etichetta “Energy Star” degli Stati Uniti).

Su quest’ultimo profilo, va segnalato la preoccupazione manifestata dall’esponente del gruppo del PPE (partito popolare europeo) relativamente alle recenti misure antidumping adottate dalla Commissione TRADE su tutte le fonti di energia rinnovabile (i.e. pannelli solari) e soprattutto per la recente indagine in corso sull’acciaio magnetico a grani orientati (GOES), utilizzato nella produzione di trasformatori di alta qualità per la trasmissione dell’elettricità. In tal proposito, il PPE ha esortato la Commissione a prendere in considerazione l’interesse dell’Unione quando valuta l’imposizione di dazi su prodotti e beni intermedi necessari alla sicurezza energetica europea (emendamento 75).

In generale viene chiesto che il Parlamento venga preventivamente informato di eventuali accordi commerciali in ambito energetico tra la Commissione e i Paesi terzi.

Mentre la restante parte dei relatori ritiene, invece, che l’inclusione nel TTIP di un capitolo sull’energia potrebbe compromettere la sicurezza energetica, costringendo l’UE a non poter portare avanti una politica energetica indipendente.

Due deputati italiani della Commissione (D. Borrelli e T. Beghin) hanno chiesto  (emendamenti 14, 23, 32, 78) che ci siano (i)  processi decisionali relativi alle infrastrutture energetiche che coinvolgano anche le comunità locali, (ii) la promozione di programmi di “educazione all’energia” per ridurre gli sprechi di energia e ottimizzarne il consumo, (iii) il rafforzamento dei partenariati per incentivare le la produzione interna di energia rinnovabili ed infine (iv) la previsione di solidi strumenti di difesa commerciale al fine di prevenire situazione di dumping .

In conclusione è stato osservato come la politica sulla sicurezza energetica rappresenti ora una delle cinque dimensioni prioritarie della politica sull’Unione energetica, lanciata il 25 febbraio dalla Commissione europea e quindi anche la dimensione degli accordi commerciali sia fondamentale per una politica industriale efficace nel settore energetico.

Il voto in plenaria sul Dossier è previsto per giugno 2015.